22
February
2022
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2 minuti
Victor Hugo
Per questa quarta colazione di Paneburro ho chiesto al mio socio e Presidente Paolo – perché incontra sempre tante persone interessanti, scopre nuovi scenari e scompagina i silos tipologici a cui ci dedichiamo – di ascoltare le tendenze in atto per cogliere quello che già oggi sta attraversando tutto il real estate, e quello che potrà succedere in futuro. Ad esempio i criteri ESG, che sono entrati a pieno titolo tra i top trend (finalmente!).
Con Paolo capiamo cosa c’entrano i criteri di Environmental,Social & Governance con l’ibridazione, inquadrandoli all’interno di una big picture e approfondendoli nel prossimo numero.
Come se tutto questo non bastasse, giro anche a voi la sfida che mi ha lanciato Paolo: “Scommettiamo che il retail sarà il primo asset class capace di declinare i criteri ESG in modo completamente integrato?
Buona lettura!
Adolfo
Ultimamente mi sono trovato a riflettere su quale sia la strada per progettare spazi flessibili, spazi in grado di assecondare le esigenze delle persone, in una logica di contenimento dei costi e di impatto sul pianeta. Ho trovato risposta nell’applicazione della logica dell’ibridazione.
Credo che al giorno d’oggi ibridare porti ad una rivisitazione del tessuto commerciale e sociale in cui la parte retail (organicamente integrata con i servizi, la ristorazione, l’ospitalità, gli uffici) sia funzione vitale e vitalizzante, necessaria per legare le differenti categorie che insieme costituiscono la città. Tuttavia questo, pur essendo logico e necessario, non rappresenta il significato più profondo di ibridazione.
L’ibridazione a cui dobbiamo tendere è rappresentata dalle priorità trattate durante il G20 lo scorso ottobre 2021, People, Planet, Prosperity.
Concetti chiave non lontani dal payoff scelto dal CNCC Luoghi, persone, esperienze, una dichiarazione che mostra l’intento di definire il Centro Commerciale quale luogo di vita.
L’ibridazione è quindi un atteggiamento, una reazione ad un’esigenza profonda e matura che è destinata a durare nel tempo.
Ecco che l’altra triade, giustamente al centro della scena di questi tempi, Environmental, Social & Governance, non sembra più così lontano.
La base di queste priorità è il pensare a spazi flessibili nella logica dell’ibridazione, ovvero: progettare plasmando una visione; favorire il disegno del Public Realm in continuità con gli spazi dell’asset, in un’ottica inclusiva e sociale.
Molto spesso ci confrontiamo, Adolfo ed io, sul futuro degli spazi destinati al retail e sulle possibili evoluzioni. Come emerso in uno degli ultimi convegni, il settore della Grande Distribuzione si è trovato a seguire criteri ESG ancora prima che questi venissero codificati. Abbiamo pensato agli asset come insediamenti umani inclusivi, sicuri, resilienti e sostenibili.
Abbiamo cercato di garantire la diffusione di modelli di consumo e produzione sostenibile così come abbiamo adottato misure per combattere i cambiamenti climatici.
Dobbiamo anche osservare che i progettisti dei centri e dei parchi commerciali hanno tenuto in considerazione gli aspetti ESG, soprattutto in risposta a una crescente esigenza dei propri stakeholder.
Il risultato è che e che le strutture commerciali apportano una componente Social & Governance senza eguali.
Possiamo dunque scommettere che il retail sarà destinato a diventare il primo asset class in grado di declinare i criteri ESG in modo del tutto integrato?
Per la strada che abbiamo percorso e per quella stiamo per compiere, dico di sì.
Paolo Facchini
Grande rigore professionale, e gran belle bretelle. Ingegnere, brand ambassador e amante della buona tavola, Paolo ama immaginare il futuro e cucinare per gli amici.
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ESG (o meglio: GSE) è l’argomento della prossima newsletter
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