08
February
2022
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2 minuti
Albert Einstein
Buongiorno,
forse anche tu ricordi quando i progetti si disegnavano a mano, si progettava su carta, si usava la lametta per correggere gli errori e le tavole avevano l’odore dell’ammoniaca…
Quando ho cominciato a lavorare, nel 1989, oltre a tutto questo era indispensabile lo schizzo come strumento di pensiero, come atto meccanico che, insieme al modello ci permetteva di arrivare a configurare il progetto architettonico. L’inserimento del computer graphics nel processo progettuale ha attraversato fasi primordiali in cui la tecnica appesantiva la creatività: il cervello era staccato dalle nuove tecnologie.
Nella terza colazione con paneburro Margherita ci racconta come il progresso del BIM e le nuove generazioni ci portano a schizzare con il computer, ad approfondire e controllare il progetto sin dalle fasi preliminari, e farlo evolvere più velocemente. La prossima invece sarà speciale: Paolo ci proietterà nel mondo dell’ibridazione.
Buona lettura!
Adolfo
Oggi l’utilizzo della tecnologia BIM nelle fasi più complesse di un progetto architettonico è una pratica estremamente diffusa. Il BIM (Building Information Modeling) è un sistema digitale composto da un modello 3D integrato con dati fisici funzionali e prestazionali. In sostanza: definizione complicata, sistema sofisticato, massimo risultato.
Come fa un sistema così adessere strumento adatto anche alla fase creativa iniziale? Innanzitutto il BIM permette di impostare il progetto in qualità, già dai suoi primi esordi, standardizzando il processo attraverso la creazione di oggetti e materiali condivisi che - oltre a velocizzare lo sviluppo del modello - permettono ai progettisti coinvolti di parlare lo stesso linguaggio. Le categorie BIM (muri, facciate, arredi, finestre) sono le parole con cui si costruisce il progetto, uguali per tutti.
La fase progettuale iniziale è sia disegno che visione, è contatto con volumi, spazi, materiali e ambientazione. In questa fase creativa il BIM diventa lo strumento in grado di aggiornare istantaneamente il progetto e restituire sempre una corrispondenza tra idea e immagine.
Si procede poi partendo da modelli di progetto predisposti (template.rvt) con librerie di oggetti (famiglie.rfa) già pronte, rendendo più fluido il lavoro. In pratica, si predispone un file in cui modelli base di vetrine, insegne, arredi, vengono elaborati per assumere la forma peculiare e unica immaginata per quel progetto. Questo workflow permette di non perdere la spontaneità creativa nelle eventuali rigidità dello strumento BIM.
Da questa base, infatti, si inizia da subito a mantenere una sinergia immediata tra concetti e visualizzazioni: il BIM viene affiancato da strumenti di visualizzazione tridimensionale, come il software Enscape, che traducono in immagini istantanee sia i materiali che la percezione degli spazi architettonici. In questo modo si può garantire, in primis al cliente, oltre che ai progettisti, una sensazione più immersiva e realistica del progetto e del percorso architettonico intrapreso.
Queste istantanee si rivelano molto importanti per dare forma alle idee progettuali in tutto il suo percorso e permettono di comprendere se la strada intrapresa convince o se bisogna modificarne la traiettoria. Vada sé che tutto questo lo si debba interpretare in ogni caso come un importante mezzo di appoggio, ad uso del progettista nel suo percorso di sviluppo dell’idea, che può e deve potersi muovere in parallelo allo schizzo a mano libera e al disegno del layout, che rimangono il fulcro del percorso progettuale vero e proprio.
Nell’evoluzione naturale del progetto il modello evolverà mano a mano insieme alla fase progettuale richiesta e vi si adeguerà, diventando sempre più complesso, ricco di informazioni e con margini di errore anche nella computazione e nel budget ipotetico di gran lunga inferiori.
Ecco perché ha stupito tutti i player dell’operazione:
- ha semplificato il processo creativo,
- ha velocizzato il passaggio da idea a immagine,
- ha ridotto il margine di errore,
- ha reso più preciso il budget,
- ha fatto risparmiare in termini di “costi di produzione”,
- ha massimizzato il risultato finale.
Margherita Taboga
Curiosa giramondo con una predilezione per gli esseri umani. Le dicono che parla anche con i muri, sarà per questo che è diventata architetto. Ama le prospettive, soprattutto quelle che cambiano.
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