08
January
2025
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4 minuti
Come promesso nella newsletter precedente, mi sono preso del tempo per riflettere sulla mia esperienza a Mapic. Ho lasciato sedimentare i pensieri, ascoltato le idee di altri, messo a terra suggestioni.
La prima impressione è che, in Italia, ci troviamo di fronte a un mercato Retail estremamente polarizzato.
Da una parte, i centri commerciali dominanti. Ben rappresentati agli eventi di settore, sono un numero ridotto e tendono a mettere in atto politiche difensive: poiché l’asset funziona, l’evoluzione del formato segue il ritmo delle attività di ricommercializzazione e manutenzione dei principi funzionali esistenti.
Dall’altra, i centri commerciali secondari, di cui non abbiamo registrato la presenza durante la manifestazione. Si tratta di strutture dove la proprietà è più frammentata, e la rifunzionalizzazione necessaria dell’asset soffre di una scarsità di mezzi e risorse.
La seconda considerazione riguarda il Retail nelle esperienze di rigenerazione urbana.
Se operazioni estere, come Benton Cross in Inghilterra o Entre Aguas in Portogallo, dimostrano una consapevolezza dell’importanza della componente commerciale nei progetti di rigenerazione e, pertanto, cercano un confronto con un mercato Retail ben rappresentato al Mapic, non si può dire lo stesso dei progetti italiani, che a Cannes hanno giocato il ruolo dei grandi assenti.
Molto presente il mondo dei dati, capace di offrire una lettura immediata dell’andamento delle strutture e che, con il tempo, potrà fornire anche modelli predittivi che contribuiranno a efficientare la gestione.
Con l’eccezione dell’outlet (che, puntando sull’offerta di un prezzo più vantaggioso, riesce a introdurre fattori di novità nel mercato), l’immagine del Retail in Italia che emerge da Mapic è quella di un settore che fa della prudenza il driver principale e dove, per il momento, non si intravedono fattori di novità.
Mi chiedo allora, dove si va?
I diversi interessi in campo creano un labirinto complesso in cui è difficile orientarsi. Dove nulla indica una direzione chiara da seguire, diventa necessario continuare a muoversi, fare ricerca, spingersi fuori dalla comfort zone, perché – citando Picasso – “che l'ispirazione ti trovi al lavoro.”
Adolfo Suarez
Lavora disegnando, sempre e comunque, e sa ritagliarsi spazi di silenzio anche nelle situazioni più rumorose. Questo lo porta a una visione dei problemi sempre approfondita, a volte anche inaspettata, che contribuisce a generare quel conflicto positivo che lo porta a cercare sempre soluzioni migliori.
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Paneburro è la newsletter mensile di Adolfo Suarez che raccoglie pensieri, riflessioni e suggestioni sul mondo del Retail. Storie e visioni del contemporaneo condite con il poco che abbiamo, che poi è l’essenziale. Un po’ alla bread&butter, come direbbero gli Inglesi, ma sempre con il nostro tocco creativo.
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