05
April
2022
Tempo di lettura:
3 minuti
Jun'ichirō Tanizaki
È possibile raccontare l’evoluzione del retail come evoluzione della luce?
Ho imparato l’importanza della luce sui banconi della carne, del pesce e della verdura quando i primi centri commerciali prendevano piede. Erano ancorati da ipermercati dove la luce valorizzava il prodotto, lo faceva sembrare fresco e appetibile. Ogni banco aveva la sua luce specifica: intensità e temperatura del colore definivano l’esistenza di un branzino, di una bistecca, di un’anguria…
In un secondo momento è apparsa la figura del lighting designer – generalmente inglesi o americani, che parlavano di drama, di contrasto, di … – che ha cominciato a illuminare anche il contenitore. In qualità di “oggetto-prodotto”, infatti, meritava di essere valorizzato come solo la luce sa fare: si apriva così la porta al pensiero dello spazio e della sua architettura come supporto e contesto dove vivere un’esperienza.
La luce continua a evolversi e con lei gli studi e le ricerche che oggi riescono addirittura a definire a quale tipologia di persone apparteniamo in funzione di come ciascuno di noi reagisce alla luce.
Siamo sempre più consapevoli dell’impatto straordinario che la luce esercita su di noi. Per questo abbiamo chiesto ad Andrea Cacaci, un architetto lighting lover, di raccontarci la sua esperienza.
Buona lettura!
Adolfo
Nei miei corsi di formazione sulla luce racconto che nel nostro DNA di Sapiens i ricercatori hanno trovato dei tratti in comune col DNA delle falene: come questi lepidotteri notturni anche noi umani siamo inguaribilmente attratti dalla luce (le falene si orientano grazie alla flebile luminosità delle stelle e sono accecate e disorientate dall’eccessiva intensità delle luci artificiali create dai Sapiens).
Da lighting designer uso l’attrazione come strumento per condurre le persone nei loro percorsi commerciali. Il Retail vive di luce, abusarne fa male sia alle falene sia al Retail. Insegne abbacinanti che restringono le pupille invece di dilatarle (la dilatazione dell’iride è uno dei segni fisiologici tipici dell’attrazione); luce distribuita ovunque che appiattisce al posto di accentuare creando sensazioni di monotonia e noia; illuminazione a giorno delle vetrine che non incontra occhi che possano riceverla (ogni singolo fotone che non percorre un nervo ottico è energia persa che si trasforma in inquinamento luminoso).
Un buon progetto illuminotecnico deve mirare al raggiungimento di un alto livello di benessere percepito da tutti (non solo da noi Sapiens ma anche dalle falene).
✨ Abbassamento dei valori di tutte e quattro le unità di misura di cui dispone la luce: flusso luminoso, intensità luminosa, illuminamento e, soprattutto, luminanza. Con quali risultati? La libertà dei retailers di decidere la luminosità seguendo il proprio format invece che dover gareggiare con i vicini per attrarre clienti a colpi di luce; globale risparmio energetico; drastica riduzione di fotoni inutili dispersi nell’aria e nell’ambiente.
✨Abbassamento delle altezze delle sorgenti luminose: più è alto il punto di decollo della luce prodotta da un lampione maggiore sarà la distanza che riuscirà a percorrere. Si è calcolato che i fotoni che escono da un singolo lampione possono percorrere decine e decine di chilometri, in questa folle corsa ne incontrano altri ed altri ancora se ne aggiungono fino a creare quella cappa biancastra che galleggia sopra le nostre città, che entra nelle nostre camere di notte e che chiamiamo inquinamento luminoso.
✨Abbassamento della temperatura di colore della luce. Più è alta la temperatura di colore della luce bianca e maggiore è la quantità di blu che la compone. Riducendo la temperatura di colore diminuisce fino quasi a sparire la componente blu. Numerosi studi scientifici legano molti problemi ambientali alla presenza della luce blu nello spettro dei lampioni a led usati negli ultimi anni. Il blu è l’elemento dominante della luce solare, che ha una temperatura di colore mediamente molto alta. Replicare la luce blu nelle sorgenti di luce artificiale crea scompensi disastrosi nei cicli vitali della fauna, degli insetti e della flora. Tipicamente gran parte delle piante non “vede” né la luce gialla né quella verde. Illuminare una pianta con luce a dominante giallastra equivale a tenerla al buio, illuminandola con luce molto azzurrata la condanniamo ad uno stato di veglia perenne: dall’alba al tramonto vede la luce del sole e dal tramonto all’alba i lampioni a luce fredda.
Il lighting designer si deve trasformare in un domatore, domatore di fotoni: fare in modo che la luce obbedisca ai suoi comandi azzerando i rischi di cui è portatrice.
Andrea Cacaci
Sono un architetto appassionato di luce, la passione si è trasformata in professione strada facendo. Inizialmente la questione illuminotecnica era "solo" uno degli aspetti da affrontare nei miei progetti, col tempo è diventata l'aspetto più importante. Ora la professione si è fusa con la passione e sono diventato un “lighting lover”.
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Paneburro è la newsletter mensile di Adolfo Suarez che raccoglie pensieri, riflessioni e suggestioni sul mondo del Retail. Storie e visioni del contemporaneo condite con il poco che abbiamo, che poi è l’essenziale. Un po’ alla bread&butter, come direbbero gli Inglesi, ma sempre con il nostro tocco creativo.
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